viernes, 27 de agosto de 2010

Un Po Rafaelle Calabretta

Qual è stata la tua prima ispirazione per il libro?
Ho deciso di scrivere il libro perché mi è successo proprio la stessa cosa che succede al protagonista del libro Gabriele (il libro è UN PO’ – sottolineo scherzosamente – UN PO’ autobiografico!). Nel 2002 avevo ricevuto la proposta di insegnare un corso di Psicologia delle formazione e delle organizzazioni alla facoltà di Sociologia dell’Università La Sapienza di Roma. Per preparare le lezioni, cominciai a raccogliere materiale e a studiare la letteratura, e, essendo un tipo emotivo, mi interessai molto al rapporto tra emozioni e lavoro. A causa di tagli ai fondi, il corso poi non fu attivato ma mi ritrovai con molto materiale che a un certo punto decisi di divulgare. Gabriele poi mi somiglia: è originario della Calabria, vive a Roma e nel romanzo lotta furiosamente con le sue emozioni e con le sue origini, fino alla svolta finale… Scrivendo il romanzo volevo anche superare la vergogna delle mie debolezze, rivelandole pubblicamente una volta per tutte…

Perché indagare proprio le emozioni e non, per esempio, i sentimenti (più stabili e coerenti delle emozioni che invece possono riprodursi improvvise e senza un fine determinato)?
In effetti, nel libro cerco di spiegare la differenza che c’è tra emozione e sentimento, termini che spesso vengono confusi nel linguaggio dell’uomo della strada. L’emozione è la risposta fisiologica (ad esempio, l’irrigidimento muscolare e l’accelerazione dei battiti cardiaci nel caso dell’emozione “paura”), automatica e inconscia del corpo a una situazione interna o esterna (come un pensiero o la vista di un serpente) mediata dalla valutazione di una parte del cervello – l’amigdala. Cervello che rimane poi a sua volta influenzato dalla risposta che innesca. Il sentimento o emozione di fondo (dal quale dipende il tono dell’umore) è la percezione consapevole delle emozioni (paura, gioia, tristezza, rabbia, disgusto) da parte del cervello, che ha elaborato i segnali di stati emozionali corporei quali l’irrigidimento muscolare e l’aumento del battito cardiaco. Usando la tecnica PET per fotografare il cervello umano, Damasio e collaboratori hanno, per la prima volta, dimostrato che i sentimenti seguono le reazioni del corpo, e quindi le emozioni. LeDoux precisa ulteriormente il concetto quando dice che: “le emozioni sono funzioni biologiche che si sono evolute per permettere agli animali di sopravvivere in un ambiente ostile e di riprodursi. I sentimenti invece sono il prodotto della coscienza, etichette soggettive che l’uomo attribuisce alle emozioni inconsce”. Secondo LeDoux è quindi impossibile studiare oggettivamente i sentimenti, mentre è possibile studiare le emozioni e i loro circuiti neurali che sono “tangibili quanto quelli dei meccanismi sensoriali”.

Qual è il contatto tra questo libro ed il tuo lavoro all’Istituto di Scienze Cognitive del CNR?
I miei studi sul cervello c’entrano, seppure indirettamente con il libro: io studio l’evoluzione della struttura del cervello attraverso le simulazioni. E nel romanzo, Gabriele scopre di avere un’arma in più rispetto alla gente comune per combattere la battaglia contro le sue emozioni negative: lo studio della letteratura scientifica. Per cui si mette a studiare forsennatamente i meccanismi di funzionamento delle emozioni nel cervello, scoprendo man mano alcuni processi contro-intuitivi del corpo e della mente.

Come ti hanno aiutato le basi teoriche a trovare, o meglio a cercare, una modalità per essere felici?
Le domande di fondo del libro sono: possiamo decidere di essere felici? E’ possibile controllare la realtà? Perché non ci accontentiamo mai di quello che abbiamo e raggiungiamo? La risposta a queste domande configura una sorta di scienza del benessere, che ci può aiutare a vivere meglio la nostra vita. Nel romanzo, il protagonista Gabriele è infelice e “passa il tempo meditando“, ricordando, scrivendo, leggendo saggi e romanzi, vedendo film nel tentativo di modificare la propria esistenza. Studiando come funzionano le emozioni, Gabriele scopre diverse cose interessanti sul funzionamenteo del cervello che lo aiutano a migliorare la qualità della sua vita:

- scopre i cosiddetti “pensieri caldi”, monologhi interiori auto-svalutativi, del tipo “sono un incapace, non valgo nulla”, che si attivano automaticamente nella mente e che sono spesso causa di problemi emozionali. E scopre la terapia cognitiva, che si basa sul riconoscimento e sul cambiamento di questi pensieri (ristrutturazione cognitiva).

- scopre che il cervello si è evoluto ed è fatto in modo da privilegiare una visione pessimistica delle cose. Per la conservazione della specie umana, è preferibile la paura che genera prudenza, piuttosto che la gioia che genera ottimismo e che quindi ci spinge a correre rischi che potrebbero mettere a rischio la nostra sopravvivenza.

- scopre i cosiddetti “processi ironici“, studiati e descritti dallo psicologo americano Daniel Wegner: in situazioni di carico mentale (e.g., lavori con scadenza) tanto più uno si vuole concentrare sul lavoro urgente, tanto più aumentano le distrazioni che non c’entrano nulla con il lavoro urgente. Lo stesso vale in altre situazioni di stress: tentativi di rilassarsi comportano aumento dell’ansia; tentativi di addormentarsi, portano a insonnia; inibizioni di pensieri proibiti (donne; razzismo, etc.) portano a un aumento dei pensieri proibiti stessi. In questi casi, Wegner consiglia di lasciar perdere i tentativi di controllo della mente. Sempre secondo Wegner, il libero arbitrio (le azioni volontarie, pianificazione, previsione, responsabilità) e i sentimenti sarebbero delle illusioni. Il nostro cervello è il frutto dell’evoluzione biologica e il suo funzionamento è un compromesso adattativo. In altre parole, noi non possiamo essere perfetti, bisogna accettare le imperfezioni e non dobbiamo tormentarci se non riusciamo a centrare un obiettivo che ci siamo dati.

- scopre il “sistema delle attese”: noi siamo fatti per desiderare, per volere sempre il massimo, per non accontentarci mai. Anche se poi ci stanchiamo subito quando otteniamo quello che volevamo. Per provare piacere ogni tanto bisogna cambiare, abitudini, svaghi, hobby, persone da frequentare…

- scopre alcune tecniche utili per gestire al meglio lo stress – l’influsso negativo degli stati emozionali sul proprio stato di salute: l’esercizio fisico costante, la meditazione, il rilassamento muscolare, la respirazione profonda diaframmatica e la pratica yoga. Nell’appendice del romanzo il lettore trova la descrizione della cosiddetta “corsa emozionale creativa“, che mette insieme i vantaggi dell’attività fisica con quelli della meditazione.

Infine, questo libro ti sta conducendo verso la felicità, o piuttosto è stato lo scriverlo che ti ci ha avvicinato?
Volendo rispondere scherzosamente a questa domanda, potrei dire che pubblicare un romanzo così sperimentale in Italia è stato un processo tanto complicato da portarmi più facilmente all’infelicità che alla felicità! Non è stato facile trovare una collana adatta per un libro come il mio che forza tutti i generi: se lo proponevo come romanzo, le case editrici mi rispondevano che si trattava di un saggio; se lo proponevo come un saggio, mi rispondevano che era un romanzo! Volendo rispondere seriamente alla domanda, posso dire che scrivere il libro è stato un processo particolarmente faticoso che però mi ha permesso di scavare dentro la mia vita e di scoprire tante cose inaspettate. Dopo la pubblicazione, mi hanno reso felice, oltre che le numerose recensioni positive, soprattutto i giudizi entusiastici dei lettori. A giudicare dai loro commenti, il libro può interessare un pubblico vasto, giovane e meno giovane, amanti di letteratura ma anche studenti. E’ stato infatti adottato in diverse università italiane come testo per corsi di psicologia e di scrittura creativa. E ha suscitato interesse anche nelle facoltà di scienze delle comunicazione e nelle scuole di sceneggiatura cinematografica. Qualcuno l’ha perfino proposto come testo di auto aiuto per per giovani coppie e per persone con problemi emotivi!

Raffaele Calabretta è ricercatore e membro del Comitato d’Istituto dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR a Roma. Già docente della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università dell’Aquila è stato invitato a scrivere saggi e tenere seminari per l’Accademia dei Lincei, il Konrad Lorenz Institute di Vienna, la Royal Society di Londra, il Santa Fe Institute e l’Unesco. È membro del New England Complex Systems Institute di Cambridge (Massachusetts) e collabora stabilmente con la Yale University. Da anni svolge attività di ricerca con approccio interdisciplinare ed è autore di pubblicazioni internazionali nell’ambito delle sue ricerche simulative sull’evoluzione della modularità del cervello. “Il film delle emozioni” è la sua prima opera letteraria.

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